MONTEACUTO, MADONNA DEL FAGGIO E TRESANA
Il racconto dell'escursione fatta il 2 settembre 2018 dal Gruppo "Happy Snails" del CAI Alto Appennino Bolognese di Porretta Terme
di Romano Mellini

Chiesa MonteacutoLasciamo le auto nei pressi del casone delle Benedizioni, sulla strada che da Castelluccio porta al Santuario della Madonna del Faggio, duecento metri oltre la deviazione per Tresana, sulla sinistra. Casone delle Benedizioni così chiamato perché qui gli abitanti di Castelluccio incontravano gli abitanti di Monteacuto quando trasportavano la Madonna in processione a Castelluccio. La processione si fermava e veniva benedetto da lontano il borgo di Monteacuto. A volte gli abitanti dei due paesi litigavano e durante il periodo napoleonico, 1802, si scambiarono pure legnate usando come bastone i ceri. Dovettero intervenire i gendarmi. La mulattiera scende in un bosco rigoglioso e selvaggio. Un quarto d'ora ed eccoci al mulino della Squaglia, pensile sul rio Baricello. Il fabbricato è grande ed ancora ben tenuto, tuttavia, disoccupato da molti anni. Ci osserva con  tristezza ricordando tempi migliori in cui arrivavano e partivano uomini e muli carichi, soprattutto, di castagne secche prima e di farina dopo la macinatura. Un ardito ponticello sul rio Baricello ci porta dall'altra parte dove inizia la mulattiera che sale a Monteacuto delle Alpi. A mano a mano che la si percorre veniamo salutati da castagni secolari. Una mezz'oretta circa ed arriviamo alle prime abitazioni del borgo salutati da una grande fontana (915 m. di altitudine).

Fontana MonteacutoChe splendida visione sulla sottostante vallata e sulle case in bilico su di un crinalino sospeso sul torrente Silla da una parte e sul torrente Baricello dall'altra. Mentre percorriamo le stradine interne rimaste allo stile medioevale, la memoria va al passato. Aleggia ancora la presenza di Matilde di Canossa e la presenza di un castello fortificato e inespugnabile. Era così importante a quei tempi Monteacuto che nel 1298 i rappresentanti di Bologna e di Pistoia mentre firmavano una pace, vollero anche la presenza di un rappresentante di Monteacuto. Tra i ricordi del passato e lo splendido panorama dei monti circostanti, compreso il Corno alle Scale, giungiamo, nella parte più alta del borgo, alla chiesa di San Nicolò risalente al diciassettesimo secolo  con all'interno alcune opere d'arte ed un pavimento di lastre ben squadrate. Ridiscendiamo nel centro del paese lungo una strada abbracciata dalle solite case medievali osservando, in basso, il borgo di Pianaccio dove nacque Enzo Biagi. Salutato lo splendido borgo, ritorniamo sui nostri passi per dirigerci al Santuario della Madonna del Faggio. Lungo la mulattiera osserviamo l'altra sponda del rio Baricello percorsa dalla strada proveniente da Castelluccio. Nei tempi passati i castelluccesi diretti al Santuario durante la festa di Sant'Anna, 26 di luglio, cantavano “Santa Maria nostra, ora pro nobis!”. Gli abitanti di Monteacuto diretti allo stesso santuario lungo la sponda opposta del torrente, rispondevano “Tantemò l'è nostra che la vostra ora pro nobis!”.  Non era ancora tramontata la reciproca rivalità.  Una ventina di minuti ed eccoci di nuovo al mulino della Squaglia. Giriamo subito a destra dopo l'abitato osservando i resti del bottaccio. Il sentiero segue il corso del torrente all'ombra della foresta e dopo venti minuti circa ecco il Santuario oltre il ponte sul rio Scorticato in Vallimenga. Il luogo è selvaggio e carico di misticismo. Madonna del FaggioLa chiesa, attorniata da un portico  sia sul davanti, sia sui due lati destro e sinistro, risalta la bellezza della natura. Una splendida fontana eretta nel 1789 sulla destra ne aumenta la sacralità e la magnificenza. La tradizione racconta che nel 1672 un pastorello vide appesa ad un faggio, duecento metri più in alto dell'attuale tempio, oggi purtroppo scomparso, l'immagine della Madonna che parlava. Subito fu un accorrere di popolo devoto. La prima chiesa venne comunque costruita nel 1727 munita di un piccolo campanile a vela.. Accanto alla chiesa abitò dal 1756 un eremita detto familiarmente “Romitto”. Il primo fu un certo Maccientelli Antonio. Questa consuetudine finì nel 1964 con Gino Ronchi, chiamato anche familiarmente “Gino della Madonna”. Nel 1800 il Santuario prese l'aspetto attuale con la costruzione del portico suddetto con lo scopo di proteggere i pellegrini dalle possibili intemperie. Fu innalzato anche il campanile arricchito da  tre campane. All'interno si venera una maiolica risalente al diciassettesimo secolo, più volte rubata e più volte sostituita. Il posto è colmo di fascino e di mistero. Accanto al Santuario, poco più in basso, il rio Scorticato è in eterna preghiera. Dietro al Santuario, una stretta striscia di terreno in dolce salita e incassata tra due impervie montagne, la Vallimenga, è cosparsa di faggi. Qui il tempo si è fermato rivolto al sacro e all'eterno. Dopo aver ammirato tanto splendore carico di misticismo, riattraversiamo il rio Scorticato imboccando la strada per Castelluccio. Percorsi un centinaio di metri circa, prendiamo, in salita, il sentiero per Tresana. Castagni secolari ed enormi ci accompagnano mostrando, tuttavia, il loro abbandono. Una ventina di minuti ed arriviamo al microscopico borgo di Tresana composto da poche case. Un migliaio di ortensie, ormai in via di sfioritura, abbraccia le abitazioni. I muri delle case risalenti al sedicesimo secolo, ma ben ristrutturati, raccontano storie di miseria, tuttavia, irrorate di  aiuto e di vita in comune. Oggi sono stati promossi a seconde case adatte per riposare la mente lontane dalla complicata vita moderna. Circondati da tanta bellezza, mangiamo un panino e per una strada asfaltata in discesa torniamo in una quindicina di minuti alle auto.