LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA

Diario di un cammino dal 10 al 28 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

Ho sempre camminato e salito montagne. Da solo, in compagnia di amici, con il CAI o altri gruppi organizzati. Ho camminato non solo per il gusto di camminare, ma anche per assaporare le forti sensazioni che si provano nel salire la vetta delle montagne tra fatica e difficoltà di ogni genere.
Franco, un caro amico, mi ha poi raccontato i suoi cammini: il Cammino di Santiago, il Cammino di Assisi e la Via Francigena da Monginevro a Roma. Ho percepito nei suoi racconti una dimensione diversa del camminare. Ho capito che camminare fa parte della natura umana e che raggiungere una meta, camminando per più giorni, spesso in solitudine, può riportare il tuo essere ad una dimensione ancestrale oramai occultata dagli stili di vita dei nostri giorni, orientati alla velocità e alla frenesia quotidiana.
Pensare di intraprendere un cammino prendendo aerei o treni veloci per raggiungere il luogo di partenza mi è parso subito in forte contraddizione con lo spirito del cammino stesso e così, dopo un breve periodo di riflessione, ho deciso di raggiungere Roma partendo da casa, a piedi, percorrendo la Via Francesca della Sambuca da  Porretta Terme a Fucecchio e la Via Francigena da Fucecchio a Roma.
Questo viaggio è stato il compimento di qualcosa di diverso rispetto al passato, qualcosa che mi ha regalato emozioni e sensazioni mai provate prima. Nel diario di viaggio che segue vi racconterò l’esperienza che giorno per giorno ho vissuto.

LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Prima tappa - Da Porretta Terme a Pistoia, mercoledì 10 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

Mi sveglio alle cinque cercando di non disturbare Marinella che da tempo mi incoraggia a intraprendere il cammino. Anche se sono abituato a camminare, temo di non farcela per così tanti giorni; alcuni problemi fisici mi affliggono da tempo per l’età e per traumi di vecchia data. È mia intenzione partire presto perché la prima tappa è molto lunga e impegnativa, con un bel dislivello da superare. Devo raggiungere Pistoia valicando il Passo della Collina. Alle sei e venticinque esco di casa portando sulle spalle uno zaino di circa nove chili. Dentro c’è quello che ritenevo essenziale per il viaggio. Con il senno di poi, ve lo assicuro, potevo lasciare a casa diverse cose che non ho mai usato. Marinella si è svegliata e con molto affetto mi trasmette di nuovo il suo incoraggiamento. Mi incammino. L’aria pungente del mattino mi infreddolisce subito le mani tanto che rimpiango il paio di guanti che prima di partire ho tolto dallo zaino per alleggerirne il peso. Ma mi sto dirigendo a sud e appena valicate le “mie montagne” camminerò a quote molto più basse, dove il freddo della mattina sarà solo un ricordo. In pochi minuti sono a Porretta, prendo la “Via Pannello Croniche Epafanichedella Sambuca” e passo davanti al Santuario della Madonna del Ponte e Valverde. Alla Castellina entro in Toscana, regione che attraverserò da nord a sud nei prossimi giorni, prima di raggiungere il Lazio. Al Molino di Chicon inizia la prima vera salita per Pavana e per il Castello di Sambuca lungo la bellissima mulattiera “Via Francesca della Sambuca” che dà il nome a tutto il percorso fino a Pistoia. Cammino da alcune ore senza incontrare anima viva. Capisco che questa sensazione di solitudine e di pace sarà una costante del mio cammino, se lo affronterò con il giusto spirito. Per prima cosa  rallento il passo e mi guardo spesso attorno anche se quelli che osservo sono, per me, luoghi conosciuti. Sono entrato in una dimensione per me inusuale. Vedo le cose in modo leggermente diverso e abbandono la fretta che spesso mi perseguita. A Sambuca incontro degli operai che stanno riparando la fontana. Riempio la borraccia e mi fermo a scambiare quattro chiacchiere con loro, noncurante del tempo che passa e del lungo cammino che, oggi, ancora mi aspetta.
Dopo Sambuca prendo la variante alta della Via Francesca e passo da Casale e Posola. Proseguo lungo il crinale che separa le valli del Reno e della Limentra Orientale seguendo la strada sterrata della Foresta Lombarda. Solo silenzio e una grande sensazione di pace. Non mi affretto e decido di fare qualche centinaio di metri in più per salire sul poggio dove svetta la croce degli alpini. Voglio ammirare ancora una volta, dall’alto, la valle del Reno e le cime dell’Uccelliera e del Corno alle Scale.
11 Cartello CollinaAggiro il Monte Pidocchina e raggiungo il Passo della Collina che è già mezzogiorno passato, giusto in tempo per consumare il pasto che mi sono portato da casa. Prima di affrontare la discesa per Pistoia provvedo ad alcune riparazioni. Ho comprato da poco tempo un paio di scarponi nuovi. Ero convinto che averli usati per tre o quattro uscite in montagna fosse stato sufficiente per adattarli ai miei piedi e invece… ecco comparire due inizi di vesciche sui mignolini. Sono stato previdente e con due bei cerotti similpelle riesco subito a tamponare il problema. La discesa dopo pochi chilometri si fa subito sentire, non tanto per la difficoltà, ma per il peso dello zaino che mette a dura prova i muscoli e le giunture delle gambe.
16 Discesa a ValdibranaTante volte ho percorso in automobile la statale che scende a Pistoia, e tutte le volte ho ammirato la bellezza di questo splendido paesaggio. La discesa a piedi è però un’altra cosa. Nonostante la fatica hai modo di gustare lentamente tutti i cambiamenti che la rigogliosa natura di questo lembo di terra è in grado di offrire. Dal verde intenso della foresta di faggi della Collina al verde argenteo degli uliveti della Val di Brana. E poi i borghi e le ville, e la piana di Pistoia con il Montalbano che le fa da cornice.
A Valdibrana visito il Santuario della Madonna delle Grazie, piccola Lourdes di Pistoia, legato all’apparizione di Maria a una pastorella, e subito mi incammino per gli ultimi quattro chilometri e mezzo di strada asfaltata che ancora mancano per raggiungere il centro della 23 Selfie Pistoiacittà. Mi sembrano infiniti, sono sincero, forse perchè fino a questo punto ne ho già percorsi trenta. Sfinito e con un’anca dolorante arrivo in Piazza del Duomo alle cinque del pomeriggio. Potrei raggiungere immediatamente il Bed & Breakfast dove ho prenotato per la notte, distendermi sul letto e riposare, ma è tanta l’emozione che decido di visitare subito il Duomo. Voglio rendere omaggio alla reliquia di San Jacopo (San Giacomo), contenuta in una teca al suo interno, portata da Santiago de Compostela a Pistoia nel lontano 1144. Da buon pellegrino intendo subito mettere al primo posto la pace dello spirito e poi, a seguire, quella del corpo.

Prima tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza Porretta Terme
Punto di arrivo Pistoia piazza Duomo
Distanza 33,4 km
Durata 10h 30m
Dislivello

+1370m; -1670m

 

LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Seconda tappa - Da Pistoia a San Baronto, giovedì 11 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

02 01Mi sveglio alle sei e mezza. Il dolore all’anca sinistra che mi ha tormentato prima di addormentarmi è sparito. Il Bed & Breakfast “Canto alla Porta Vecchia”, dove ho pernottato, è situato in un grande appartamento pieno di vecchie cose e mobili antichi, all’ultimo piano di un bel palazzo nel centro storico. Anna, la padrona di casa, è cordiale e gentile. La colazione è abbondante e sostanziosa. Mi sono rimasti un po’ di viveri del giorno prima, così decido di acquistare solo un po’ di frutta per non gravare ulteriormente sul peso dello zaino. Alle otto in punto mi incammino per Via della Madonna e proseguo in linea retta fino alla località Pontelungo dove attraverso il fiume Ombrone. Subito dopo imbocco a sinistra Via di Bargi e passo davanti alla chiesetta di San Pantaleo. La strada asfaltata si fa stretta e tortuosa tra vivai di piante e case sparse. Superata la località Bargi e oltrepassato il torrente Stella inizia la ripida salita per Vinacciano. La pendenza in questo tratto mette a dura prova i muscoli delle mie gambe che non hanno ancora completamente smaltito la fatica del giorno prima. Appena la strada  spiana comincio ad apprezzare la bellezza del Montalbano. In località Collina, tra la vegetazione lussureggiante, mi appaiono come d’incanto la chiesa progettata dall’architetto Michelucci, la Villa Tonti e la Villa Montegattoli. Sono ancora su strada asfaltata, ma questo non influisce sulla bellezza del percorso e del panorama circostante.
02 05Al bivio per Vinacciano, prima di inerpicarmi sulla carrareccia in salita alla mia destra, decido di visitare il piccolo borgo medievale appollaiato sulle pendici del Montalbano, consapevole che, tra andata e ritorno, allungherò il cammino di circa un chilometro. Non rimpiango la scelta: il luogo è così ameno da meritare la deviazione. Ritorno sui miei passi  e, dentro un fitto bosco, seguo la carrareccia in salita fino alle rovine dell’ex convento “Madonna delle Grazie” completamente nascoste dalla vegetazione. Proseguo mantenendomi sul percorso CAI 300 fino a Casa Monticini dove mi immetto sulla strada provinciale che unisce Montevettolini con Cantagrillo. Il sole è già alto, ma non fa caldo. Un vento fresco di libeccio spira dalla costa verso l’entroterra e allevia la mia fatica. Sulla mia destra si comincia a intravedere la piana della Padule di Fucecchio. Se tutto va bene è là che domani pomeriggio incrocerò il percorso di Sigerico e incontrerò i pellegrini diretti a Roma.
02 10Dopo circa mezzo chilometro abbandono la strada asfaltata e affronto una faticosa salita  per una cavedagna sterrata incisa da profondi solchi provocati dalle acque piovane. Costeggiando un vigneto, aggiro sulla sinistra Monte Cupoli e in breve raggiungo Cà del Vento. Da qui in poi l’itinerario fino a San Baranto si sviluppa su strade sterrate e in parte su strade asfaltate con pochissimo traffico. Oggi ho deciso di camminare lentamente e quasi non mi accorgo del tempo che passa. Quando lo stomaco comincia a reclamare guardo l’orologio e manca poco all’una del pomeriggio! Passo davanti al cippo posato sul luogo dell’incidente dove perse tragicamente la vita Franco Ballerini, campione di ciclismo e c.t. della nazionale, e dopo pochi minuti mi concedo una sosta, all’ombra, seduto sui comodi gradini del cancello di entrata a una villa.
02 15Riprendo il cammino e dopo alcuni saliscendi arrivo al bel punto panoramico del “Podere Calistri”, affacciato sulla piana del Nievole. San Baronto non è lontano e dopo circa un’ora inizio la rapida discesa che in pochi minuti mi consente di giungere nella piazza antistante la Chiesa. Sono le tre del pomeriggio. La chiesa dedicata ai SS. Baronto e Desiderio è aperta. Visito l’interno e anche la cripta romanica ricostruita nelle stesse forme dopo la distruzione operata dalle truppe tedesche in ritirata nell’agosto del 1944 e subito dopo mi reco all’Hotel Monti per depositare lo zaino, prenotare la cena e concedermi un po’ di riposo prima di una passeggiata defaticante per la strada del paese.

 

Seconda tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza Pistoia
Punto di arrivo San Baronto
Distanza 19,6 km
Durata 7h
Dislivello +790m; -550m

LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Terza tappa - Da San Baronto a San Miniato Basso, venerdì 12 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

Era mia intenzione svegliarmi e partire presto. La tappa odierna, secondo i miei calcoli, è in assoluto la più lunga di tutto il cammino. L’albergo però non serve la colazione prima delle sette e trenta e il negozio di alimentari non apre prima delle otto. Resto così a letto fino alle sette in un continuo dormiveglia, preoccupato per i chilometri che dovrò percorrere. Una volta sveglio, come spesso accade, l’ansia accumulata sparisce d’incanto e, fatta colazione, alle otto in punto entro nel negozio per acquistare un sostanzioso panino con la mortadella e tre banane mature. Faccio scorta d’acqua e mi incammino verso la chiesa per riprendere il percorso abbandonato ieri pomeriggio. 03 01Devo riportarmi sul crinale del Montalbano e subito inizio la salita immerso nel bosco. Appena il sentiero spiana incontro i resti del muro di cinta del “Barco Reale”, una riserva di caccia che un tempo si estendeva per più di quattromila ettari, realizzata dai Medici per soddisfare la loro passione venatoria. Il muro era lungo cinquanta chilometri, ma ora ne restano in piedi meno di trenta, in completo abbandono. Proseguo verso sud per comode strade sterrate. In località Sasso di Pietra incontro il primo essere vivente dopo due giorni di cammino nei boschi del Montalbano: un timido leprotto, sbucato all’improvviso dalle ginestre in fiore, che mi osserva immobile e si lascia anche fotografare. 03 03Arrivo a Torre Alluccio verso le dieci. Dopo una breve sosta vicino ai ruderi della torre e al cippo degli alpini, abbandono il crinale e per una comoda strada sterrata che diventa troppo presto asfaltata raggiungo il paesino di Santa Lucia, dove c’è una chiesetta con un elegante campanile a vela. Supero la casa natale di Leonardo ad Anchiano, affollata di scolaresche, e imbocco il sentiero che scende a Vinci tra filari di cipressi e uliveti perfettamente tenuti. 03 10È da qui che si può ammirare una delle vedute più suggestive del paesaggio toscano. Il castello e il campanile della chiesa di Vinci che si stagliano su un orizzonte di basse colline e l’azzurro del cielo, in una scenografia assolutamente perfetta. In meno di venti minuti sono in paese. Non mi fermo a lungo perchè ho già avuto modo, in passato, di visitare Vinci. Riprendo così il cammino passando, in discesa, sotto l’Androne Ciofi per ritrovarmi in un attimo sul fondo di una fertile valletta coltivata ad orticelli. Affretto il passo e su comoda sterrata mi dirigo a sud per raggiungere Cerreto Guidi. In corrispondenza dell’incrocio con via San Pantaleo, decido di abbreviare il percorso. Abbandono il sentiero tra i campi e prendo subito la strada asfaltata che va diritta a Toiano per proseguire poi, sempre su asfalto, per Cerreto Guidi. C’è poco traffico e il caldo è ancora sopportabile. Camminare sull’asfalto non è affatto piacevole e così procedo, per diversi chilometri, impegnato a calpestare l’erba appena tagliata e il terreno un po’ più soffice ai bordi della strada. Raggiungo Cerreto Guidi alle tredici e quaranta e mi reco immediatamente nella piazza di fronte alla stupenda Villa Medicea, dove ho previsto di  sostare  per il pranzo. Qui c’è una provvidenziale fontanella e faccio scorta d’acqua prima di ripartire. Fucecchio, dove finalmente incrocerò la Via Francigena, dista ancora otto lunghi chilometri. La sosta pranzo ha indurito i muscoli delle mie gambe e non riesco più a procedere speditamente come al mattino. Il sole ancora alto nel cielo mi tranquillizza perché so di avere ancora molte ore di luce a disposizione. Uscito da Cerreto Guidi, dedico qualche minuto alla visita del Santuario di Santa Liberata e proseguo per la fattoria di Villa Petriolo su stradine poco trafficate, un po’ su asfalto e un po’ su ghiaia. Superata la fattoria la strada diventa, per alcuni chilometri, una pista sterrata tra vigneti e uliveti. Finito lo sterrato ritorno sull’asfalto. Ora fa veramente caldo! Sono sceso nella piana e il venticello che fin qui mi ha accompagnato è svanito all’improvviso. Percorro questo tratto zigzagando alla ricerca della poca ombra proiettata sull’asfalto dagli alberi e dalle siepi ai lati della strada. 03 22Dopo una secca curva a destra mi appare, come un miraggio, la Rocca di Fucecchio. Entro in paese e subito un cartello mi indica la direzione da prendere per immettermi sulla Via Francigena. Sui palazzi e ai lati delle strade sventolano bandiere e stendardi multicolori. La città è in attesa del Palio delle Contrade che si correrà domenica 21 maggio. Ho già percorso più di venticinque chilometri e nonostante la fatica accumulata non rinuncio a visitare il paese. Percorro, in salita, le stradine del centro storico e raggiungo la piazza Vittorio Veneto con a lato l’imponente Palazzo del Podestà e il grande affresco di San Cristoforo sulla sua facciata principale, la Collegiata di San Giovanni Battista e la vicina Abbazia di San Salvatore.

03 24Ritornato sui miei passi mi immetto finalmente sulla Via Francigena per dirigermi a San Miniato Basso dove ho deciso di pernottare. Raggiunta la sponda dell’Arno, attraverso il ponte e provo subito un forte senso di sollievo. Questo è il primo traguardo dopo tre giorni di cammino. Il sollievo dura poco. Oltrepassato l’Arno mi rendo conto che il tracciato della Francigena non segue la rettilinea e trafficata strada statale, ma si inoltra per diversi chilometri lungo l’argine del fiume in un susseguirsi di sentieri tra l’erba alta, sterrate polverose e stradine asfaltate. All’arrivo, dopo aver percorso trentaquattro chilometri e aver camminato per quasi dieci ore, tanta è la stanchezza che il piccolo e spartano locale della Fraternita della Misericordia di San Miniato Basso, dedicato all’accoglienza dei pellegrini, mi sembra un confortevole albergo di lusso. Qui conosco Yannick, un ragazzo olandese partito da Vercelli e diretto a Roma. È il primo pellegrino con cui condivido l’alloggio.

Terza tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza San Baronto
Punto di arrivo San Miniato Basso
Distanza 33,5 km
Durata 9h 30m
Dislivello +580m; -900m

LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Quarta tappa - Da San Miniato Basso a Pieve in Chianni (Gambassi Terme), sabato 13 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

04 04Mi sveglio piuttosto presto. Yannick, più mattiniero di me, ha già sistemato il suo zaino ed è pronto a partire. Ci salutiamo sicuri di rivederci nel tardo pomeriggio nell’Ostello Sigerico della Pieve di Santa Maria in Chianni. Rimetto in ordine le mie cose e con calma04 01 sistemo tutto nello zaino. Lascio un donativo in portineria per l’accoglienza e alle 7.20 in punto  prendo a salire per San Miniato, sovrastato da un’imponente torre fatta costruire da Federico II. Il borgo giace allungato su un crinale che domina l’Arno e per raggiungerlo occorre superare un discreto dislivello. Prima di entrare in paese giro a sinistra per Viale 24 Maggio e mi imbatto in un piccolo monumento in ferro battuto, raffigurante il tartufaio Arturo Gallerini e il suo cane “Parigi”, posato per ricordare che nella campagna Sanminiatese fu trovato il 26 ottobre del 1954 il tartufo più grande del mondo del peso di 2520 grammi. Un record di cui la Città di San Miniato può con orgoglio vantarsi.
Nel silenzio del mattino arrivo in Piazza Duomo con a lato la Cattedrale e il Palazzo Vescovile. Passo sotto un arco e mi ritrovo nella sobria ed elegante piazza  del Seminario, unica e spettacolare. In Piazza Buonaparte mi concedo una sostanziosa colazione nell’omonimo caffè.04 06 Riparto che sono già le otto e mezza. Dopo un centinaio di metri imbocco in discesa i vicoli Borghizzi e Carbonaio e lascio definitivamente alle mie spalle il paese. Sono talmente concentrato sulle bellezze appena ammirate da non prestare molta attenzione ai segnali che indicano la via da percorrere. Improvvisamente sento una voce, con uno strano accento, alle mie spalle: “Signore, la Francigena è da questa parte!”.04 10 Una ragazza esile dai dolci lineamenti orientali mi segnala di aver imboccato la strada sbagliata. Conosco così Aki una, giapponese che vive in Italia da dieci anni e parla benissimo l’italiano. In sua compagnia percorro molti chilometri. Mi racconta che è venuta in Italia per apprendere l’arte del restauro e non è più ritornata in Giappone. Attualmente vive e lavora a Firenze come restauratrice di opere d’arte e ama moltissimo il suo lavoro. Si è presa un fine settimana di pausa per percorrere due tappe da San Miniato a San Giminiano e poi tornerà a Firenze. L’anno scorso, in agosto, ha percorso la Francigena fino a Roma e mi racconta dell’esperienza vissuta. Mi fornisce anche utili consigli sui luoghi in cui è meglio pernottare. Lungo il percorso incontriamo tanta gente. Sono in molti ad avere uno zainetto leggero sulle spalle e si intuisce che sono escursionisti e non pellegrini diretti a Roma. Incontriamo anche una numerosa comitiva del Gruppo Seniores del CAI di Verona. Stanno percorrendo alcune tappe della Francigena e hanno al seguito alcuni pulmini in appoggio per il trasporto dei bagagli. Sono diretti a Siena e poi devieranno per Montalcino, meta finale di un cammino che, presumo, sarà deliziato dai piaceri del palato.

Poco prima della Pieve di Coiano avverto qualche dolore ai piedi. Gli scarponi troppo nuovi mi stanno arrecando qualche problema. Giunti nei pressi della chiesa saluto Aki che da sola prosegue con passo spedito e mi fermo in un’area attrezzata con panche e fontana. Mi tolgo gli scarponi per dare aria ai piedi roventi e provvedo a rinforzare i cerotti che avevo messo sui mignoli per tamponare due piccole vesciche. La caviglia destra mi sembra un poco gonfia e così rimuovo le solette rialzate che avevo messo dentro gli scarponi. Fino a qui hanno funzionato bene, ma mi sorge il dubbio che le solette, a lungo andare, possano provocare più danni rispetto ai vantaggi reclamizzati.
04 12Sono circa a metà della tappa odierna. Riprendo il cammino. I piedi non fanno più tanto male, solo la caviglia è un po’ sensibile ai movimenti e quindi procedo senza forzare. Mi trovo ora in un contesto rurale di grande bellezza. Il percorso è parecchio articolato e segue il crinale tra la Val d’Elsa e la Val d’Egola in un paesaggio di dolci colline quasi interamente coltivate a grano. Dopo aver attraversato la SP 46 imbocco una strada bianca bordata di cipressi, tra campi e vigneti. Superati alcuni poderi in perfetta simbiosi con il paesaggio, attraverso un’altra strada asfaltata e imbocco la strada di accesso al podere Tinti dei Mori. Passo un ponticello sul Rio Pietroso e proseguo su una pista sterrata che sale una collina interamente coltivata a vigneto.04 23 A un bivio la pista diventa strada bianca fino all’incrocio con la strada asfaltata per Gambassi Terme, poco prima di Borgoforte. Gli ultimi due chilometri prima della Pieve di Chianni sono su asfalto. Molti tratti sono messi in sicurezza e c’è poco traffico. Arrivo all’Ostello Sigerico di Santa Maria in Chianni alle tre del pomeriggio dopo aver camminato per ventisette chilometri. Sono stanco ma appagato da una tappa tanto bella. All’ostello incontro Aki, Yannick  e la comitiva del CAI di Verona. Faccio amicizia anche con altri pellegrini che da qui in poi diventeranno cari compagni di cammino. Anne francese di Nimes, Aldo di Schio, Don Ettore di Padova, Luca di Venezia, ma che abita a Cortina, Sandro di Firenze e Valentina di San Vito di Cadore, tutti partiti da Lucca e Ivan di Casale Monferrato, partito da Fidenza.

Quarta tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza San Miniato Basso
Punto di arrivo Pieve in Chianni (Gambassi Terme)
Distanza 27 km
Durata 7h 45m
Dislivello +700m; -470m